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CESARE LOMBROSO, L’ALGORITMO E MINORITY REPORT. SIAMO TUTTI CRIMINALI, ANCHE SE NON LO SAPPIAMO

No, non è la solita bufala dei teorici del complotto, ma un’inchiesta giornalistica seria che è valsa il premio Pulitzer 2021 ai suoi estensori

Chi di voi non ha visto Minority report, con Tom Cruise? Il film parlava di un futuro in cui la polizia arrestava le persone prima che commettessero un reato. L'obiettivo erano i potenziali criminali. Un sistema fatto di computer umani votava a maggioranza la colpevolezza anticipata della persona da accusare. Seguiva quindi l'arresto prima che venisse commesso il reato.

Kathleen McGrory e Neil Bedi

Il futuro è vicino? Più di quanto pensiamo. Kathleen McGrory e Neil Bedi, giornalisti del Tampa Bay Times hanno vinto il premio Pultzer per l’informazione locale di quest’anno con un'inchiesta che ricorda molto il film di fantascienza: l’ufficio dello sceriffo della contea di Pasco, Florida, utilizzava modelli informatici, quindi algoritmi, per identificare persone ritenute sospette di reato e che in futuro avrebbero potuto commetterli. Ma questo “avrebbe” suonava, per la polizia di Pasco, come una condanna. Tant’è che i soggetti così individuati erano sottoposti a stretta sorveglianza. Il programma ha anche identificato i bambini in età scolare come potenziali futuri criminali sulla base di comportamenti non conformi, brutti voti o traumi che potrebbero aver subito a casa.


L’inchiesta del Tampa Bay Times ha provocato reazioni politiche ed azioni legali. La scorsa settimana, il rappresentante repubblicano degli Stati Uniti, Matt Gaetz, ha esortato il governatore della Florida Ron DeSantis a considerare la rimozione dello sceriffo Chris Nocco. Nel frattempo, quattro persone che si sono dichiarate vittime del programma di polizia hanno intentato una causa contro lo sceriffo presso la corte federale.


Cesare Lombroso, in una immagine del “Wisconsin medical recorder” (1909)

Cesare Lombroso, lo scienziato italiano che individuava l’istinto a delinquere a partire dai tratti somatici oggi sarebbe ben fiero del lavoro dei poliziotti americani, suoi degni discepoli, che invece degli strumenti dell’antropologia e della medicina sguinzagliano algoritmi.

Ovviamente l’azione dell’ufficio dello sceriffo di Pasco era illegale. Non si può condannare nessuno, in nessuna parte del globo sulla base del calcolo delle probabilità.


Ma pensate voi se, un giorno, tutte le informazioni che abbiamo pubblicato sui social network venissero vagliate da un algoritmo che ricerca potenziali criminali. Del resto quelle informazioni non ci appartengono più: le abbiamo cedute, per pura vanagloria e per giunta gratis, alle multinazionali del web. Chi di noi, in una misura o nell’altra, sarebbe al riparo dall’effetto Minority report?


MARIO MICHELE PASCALE


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