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CHE FINE HA FATTO JUAN GUAIDÓ? di Mario Michele Pascale

Colui che un tempo si auto proclamò Presidente del Venezuela oggi è caduto in disgrazia ed è stato abbandonato dai media e dalla comunità internazionale che tanto lo avevano sostenuto
Juan Guaidò

Il New York Times presentò Juan Guaidó come persona “con uno stile fresco e una visione per far avanzare il Venezuela”. Bloomberg News disse che Guaidó cercava di “restaurare la democrazia”, Il Wall Street Journal lo dichiarò “nuovo leader democratico”.

Ma chi è e da dove viene Juan Guaidò?


CHI E’ JUAN GUAIDÓ?

Guaidó viene dal partito Voluntad Popular, fondato da Leopoldo López e protagonista dei guarimbas, una piccola guerra civile costata la vita di circa a duecento venezuelani tra il 2014 e il 2017. La stragrande maggioranza delle vittime era seguace di Chavez.

Voluntad Popular rappresenta la parte più neoliberista e intransigente della opposizione antichavista. L'obiettivo della formazione politica non è tanto l’essere alternativi all’apparato di potere di Chavez e dei suoi eredi, cosa legittima in una democrazia, ma il totale smantellamento di tutte le riforme in chiave sociale varate dal governo di Hugo Chavez.

Inutile dire che Voluntad Popular rappresenta anche la parte più ferocemente filoamericana della upper class di Caracas, tant’è che l’organizzazione avrebbe ricevuto corposi finanziamenti dalla USAID, organizzazione governativa statunitense, che lavora, come c’è scritto nel “chi siamo” del suo sito web, “per la sicurezza nazionale e la prosperità economica degli Stati Uniti” e dal National Endowment for Democracy, fondazione “privata”, ma molto chiacchierata per i suoi legami con la CIA.


Da segnalare il fatto che Guaidò non è un campione della democrazia portato in trionfo dal popolo, come la docile narrativa dei media lo ha presentato. Venne eletto deputato nel 2016 con il 26% dei voti nel piccolo stato di La Guaira solo grazie grazie alla frammentazione delle candidature altrui.


Il 23 gennaio 2019, Guaidò si auto nominò Presidente del Venezuela nel corso di una manifestazione di piazza. Viene riconosciuto da Francia, Regno Unito, Canada, Brasile, Colombia, Paraguay, Argentina, Perù, Ecuador, Cile, Guatemala, Costa Rica e Stati Uniti.

Nonostante gli aiuti e le pressioni internazionali Guaidò non è mai riuscito a scaldare il cuore del popolo venezuelano. La sua auto nomina restò tale, priva di un concreto sostegno di massa. Praticamente inascoltati tutti i suoi appelli alla popolazione.


Guaidò non ha avuto appeal nemmeno come leader delle forze anti chaviste: due pezzi forti degli alleati, Stalin Gozález, del partito Un Nuevo Tiempo e Marialbert Barrios, di Primero Justicia, hanno abbandonato la nave, staccandosi dalla causa di Guaidò, che è rimasto così isolato anche nel proprio fronte.


LE ELEZIONI DI GENNAIO

Manifestazione elettorale del PDVSA

A gennaio di quest’anno si sono svolte, in Venezuela, le elezioni legislative. Guaidò ha deciso di disertarle perché “prive di garanzie democratiche”. Si è suicidato. Dei 277 deputati eletti ben 256 appartengono al PSUV di Nicolás Maduro. La comunità internazionale, a parte qualche comunicato stampa di cortesia, si è ben guardata dall’intervenire seriamente nella faccenda.


Joe Biden ha fatto intendere che per lui Maduro resta un dittatore ma non porterà avanti una linea dura con Caracas. E di certo Washington non darà il placet per altre auto candidature estemporanee alla guida del paese.

Maduro da nemico si trasforma in interlocutore. Guaidò diventa tatticamente e strategicamente inutile.


I GUAIDÓ D’ITALIA

La pattuglia dei Guaidò boys e delle Guaidò girls era molto folta in Italia. Ne citiamo alcuni, solo alcuni, a titolo esemplificativo.

Lia Quartapelle, il 12 febbraio del 2019 diceva “L’Italia ha il dovere di prendere una posizione”. Ovviamente a favore di Guaidò. Tant’è che qualche giorno prima, il 6 febbraio, ebbe a dichiarare: “ho voluto portare la mia solidarietà ai venezuelani che oggi hanno manifestato di fronte Montecitorio a sostegno di Guaidò”.


Jair Bolsonaro

Strano ma vero: nelle loro idee i Guaidò d’Italia erano in piena sintonia con personaggi del calibro del presidente americano Donald Trump e del presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

Su Trump c’è poco da questionare. Le sue gesta sono di dominio pubblico. Bolsonaro è un intransigente estremista di destra che a proposito delle famiglie dei desaparecidos ebbe a dire “chi cerca le ossa è un cane”, ponendo poi anche un cartello con lo stesso motto sulla porta del suo ufficio. Senz’altro un grande campione di difesa dei diritti umani di cui essere fieramente alleati.


UN NUOVO RAPPORTO TRA USA E VENEZUELA

Hugo Chavez

E’ chiaro, e la storia lo dice a in maniera ferma e decisa, che non basta il consenso popolare per fare la libertà di un popolo. La democrazia ha la sistematica tendenza ad implodere nel populismo. Chavez si è dedicato soprattutto alle classi popolari e ha ottenendo buoni risultati (buoni rispetto al passato venezuelano) nel campo del welfare, della sanità e dei servizi sociali. Ha lasciato dietro di sé, certamente, un deficit di democrazia e di rispetto di alcuni diritti umani. Nicolas Maduro non è all’altezza di Chavez, questo è evidente.

Ma è lecito riportare artificialmente l’orologio del Venezuela a prima dello chavismo, azzerando le riforme sociali in nome di libertà che finirebbero per essere solo economiche? Joe Biden dice di no. E proprio per questo sta avviando un dialogo con Maduro. Il terreno del confronto di Biden con il Venezuela sarà: spazio politico ed aiuti in cambio di diritti umani e cooperazione economica.

Per questo Washington lascia affondare Guaidò.

Non è più il tempo di Donald Trump, in cui si premiavano gli avventurieri e i cani da guardia, purché abbaiassero. La nuova amministrazione americana si concentrerà sempre di più nello stabilizzare, pacificamente, l’America Latina ed i Caraibi, riprendendo anche il dialogo interrotto con Cuba. E questo non per intrinseca bontà, ma per concentrarsi sui punti caldi e realmente pericolosi del pianeta.

A Biden ha fatto eco l’Alto rappresentante dell’Unione Europea Joseph Borrell, che, dopo aver deplorato il fatto che le elezioni in Venezuela non si sono svolte in modo democratico, ha eliminato ogni espressione di sostegno a Juan Guaidò. Come non fosse mai esistito. In un'altra dichiarazione ha nominato il nostro come "un rappresentante dell'Assemblea nazionale uscente del Venezuela", declassandolo a pratica oramai archiviata.

Si arrendano a queste evidenze anche i Guaidò boys e le Guaidò girls d’Italia.


Mario Michele Pascale


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