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IL TRATTATO DEL QUIRINALE: POCA ROBA, TANTO RUMORE di Mario Michele Pascale

Festeggiamenti in pompa magna e giubilo osannante dei media nostrani. Ma cambierà davvero qualcosa in Europa e nelle relazioni itali francesi?


E’ capitato a noi tutti. Quando la fidanzatina voleva qualcosa da noi ed incontrava resistenza, faceva le moine a qualcun altro, magari al belloccio della classe, per farci ingelosire. E noi, adolescenti con poca o nessuna esperienza nel gioco delle parti dell’amore, ci cascavamo come salami…

Emmanuel Macron ed Angela Merkel

E’ accaduto qualcosa di simile nel Trattato del Quirinale, dove Emmanuel Macron, per far ingelosire la Germania e far salire la posta “dell’amore”, che verrà inevitabilmente ridiscussa dopo l’uscita di scena di Angela Merkel, si è “fatto un giro” con il Premier Draghi.



IL TRATTATO

L’intesa riguarderà il rafforzamento delle relazioni politiche, l’industria, la sicurezza, i migranti fino a un servizio civile comune. Ambedue le parti si impegnano a rafforzare le istituzioni e a difendere i valori fondanti del progetto europeo e lo stato di diritto. E’ previsto anche uno “scambio” di ministri nei rispettivi vertici di governo: almeno una volta ogni trimestre, un ministro italiano parteciperà ad un consiglio dei ministri del governo francese, e viceversa.

Il Trattato, nelle intenzioni dei sottoscrittori, è una riproposizione del Trattato dell’Eliseo del 1963, che, dopo la seconda guerra mondiale, diede il via ad una nuova era nelle relazioni franco tedesche ma soprattutto vuole seguire la strada del Trattato di cooperazione Franco Tedesca del 2019, che altro non è che una rilettura e un ammodernamento di quello dell’Eliseo.


MACRON E DRAGHI. COSA CI GUADAGNANO?

Macron deve farsi notare. Le presidenziali francesi del 2022 non saranno per lui molto semplici. Dopo aver drasticamente vampirizzato e ridimensionato il Partito Socialista, il Presidente francese non ha occupato quello spazio politico, lasciando crescere le tensioni sociali. Macron ha acuito il distacco tra Capitale, grandi centri urbani e il resto della Francia. Ha aggravato la distanza siderale che già divideva Parigi e le sue periferie. Chi pensa che l’opposizione a Macron siano solo i Gilet Gialli, sbaglia. Il malcontento serpeggia soprattutto nel ceto medio. A parte la grandeur a livello internazionale, che ha visto Emannuel Macron difendere “l’Impero” in Africa, ribadire il protettorato di fatto sul Libano e la Libia, ergersi a difensore dei diritti umani contro la Russia, facendo irritare anche la Germania che ha bisogno del gas russo per alimentare la propria industria, ben poco ha fatto per la qualità della vita delle donne e degli uomini di Francia.


Mario Draghi, in politica estera, deve recuperare terreno. Questo dopo il vistoso fallimento della strategia per sostituire la Gran Bretagna come “alleato fidato” degli Stati Uniti in Europa, dovuto non ad uno scarso impegno del Premier, sempre solerte e pronto a fare pubblico atto di fede atlantica, ma al voltafaccia di Joe Biden, che preferisce impegnarsi su scenari geopolitici diversi, come il Sud Est asiatico.

Anche Draghi, a suo modo, è un amante tradito. Ma se la relazione tra Berlino e Parigi era (ed è) una cosa seria, anzi serissima per entrambi, l’Italia era solo una delle tante ragazzette che si assiepavano intorno agli Stati Uniti. Gli statunitensi sono dei veri tombeur des femmes, con una donna in ogni angolo del globo.

Il Trattato del Quirinale, giova ricordarlo, è frutto del lavoro di diversi governi precedenti, a partire dall’esecutivo Gentiloni, e dell’impegno del presidente Mattarella. Nel meccanismo preparatorio, che è quello più importante, il governo Draghi ha avuto un peso relativamente scarso, salvo appropriarsi di tutti i meriti a valle.

La firma del Trattato casca quindi “a fagiuolo” per Draghi, tirandolo fuori dalle pastoie di una linea politica, quella appiattita sull’atlantismo, che si era rivelata un vicolo cieco.


IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO?

Il Trattato non è un gran che. A parte le vacanze che si godranno i rispettivi ministri in terra straniera.

Le industrie italiane e francesi sono concorrenti. Ferocemente concorrenti se pensiamo alla cantieristica navale, alla produzione energetica, agli armamenti, a gran parte dei prodotti agricoli. Se fattiva collaborazione potrà esserci questa sarà su settori decisamente marginali.

Sulla questione migranti, tra Roma e Parigi, ci sono state solo scintille. Basta scorrere i giornali per vedere come la polizia francese scorti e scarichi i migranti oltre il confine italiano.

Sugli esteri la faccenda libica è scottante. Lì Parigi ha scippato l’Italia di ogni ruolo politicamente decisivo facendo gli interessi delle sue imprese, lasciando a Roma solo affari già in corso da tempo o marginali.

Renato Zero mentre canta "Il triangolo"

Non ci sono molti margini operativi per modificare la situazione. Il bicchiere è decisamente mezzo vuoto. Potrebbe diventare mezzo pieno se il Trattato, in una fase successiva, faccia di Roma e Parigi un bel triangolo, comprendendo, nei processi politici e decisionali, anche Berlino. Un triangolo in cui l’Italia sappia ritagliare per se il ruolo di ago della bilancia.

Del resto l’amore più bello è quello libertino. E la coppia è superata dalla storia: più siamo, più ci divertiamo o, come diceva un vecchio saggio: “il triangolo no/non l’avevo considerato, ma …”.

Riusciranno i nostri eroi a scrollarsi di dosso il pregiudizio piccolo borghese e far decollare una nuova visione dell’Europa, con un motore italo-franco-tedesco?


OLTRE L’AGENZIA STEFANI

Il Premier Mario Draghi

Leggendo i media mainstream imbarazza alquanto il coro di giubilo che ha accompagnato la firma del Trattato. Eppure basterebbe mettere insieme i pezzi della recente storia della Francia, dell’Italia e dell’Europa per tracciare un quadro che di roseo ha ben poco. Ma questo, per i media nostrani, è irrilevante. L’importante è replicare il verbo secondo cui Mario Draghi è un essere perfetto “sceso in terra a miracol mostrare”. Non me ne voglia il Premier, cui riconosco spessore umano e politico, ma questa versione appare visibilmente artefatta, costruita a tavolino.

Per entrare nel mito occorre essere degli Dei.

Mi perdoni Mario Draghi se io vedo in lui un uomo, di grandi capacità, ma pur sempre e solo un uomo. Del resto i re ricevono l’unzione divina, hanno su di se anche un aspetto metafisico. I Presidenti del consiglio, in un regime democratico, sono solamente esseri umani.


Mario Michele Pascale






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