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LA RUSSIA IN AFRICA di Mario Michele Pascale

Aggiornamento: 15 nov 2020

Materie prime da soffiare ai competitori cinesi e statunitensi, ma anche un forte vantaggio geopolitico

Da Sinistra a destra: il premier egiziano Al Sisi, il presidente russo Vladimir Putin e il premier Sud africano Oscar Mabuyane
Un momento del summit Russia-Africa del 2019

La Russia punta alle materie prime del continente nero e a consolidare, da un punto di vista geo politico, la propria posizione nell’Africa sub sahariana. Si scontra con gli interessi di lungo corso degli Stati Uniti e della Cina. Fortemente in declino la posizione della Francia, grazie ad una politica estera di stampo neo coloniale che favorisce sfacciatamente le élite economiche della madrepatria a danno dello sviluppo locale e delle comunità africane.


Il grand tour di Sergej Lavrov in Africa

I tre competitors della Russia non hanno gradito il “grand tour” del ministro degli esteri moscovita Sergej Lavrov che, nel 2018, ha visitato alcune capitali africane.


Lavrov ed Augusto

A Luanda, in Angola, Lavrov ha incontrato il suo omologo Manuel Augusto e il presidente Joao Lourenco. Nel corso dei colloqui il ministro russo ha riaffermato l’intenzione di rafforzare le relazioni bilaterali e la cooperazione economica, con particolare attenzione al settore diamantifero e a quello energetico, per il quale ha auspicato che l’Angola si associ al più presto al Gefc (Gas Exporting Countries Forum), il cartello che riunisce i principali produttori di gas mondiali.

La seconda tappa del viaggio è stata la Namibia, dove è stato ricevuto dal presidente Hage Geingob e dal vicepremier e ministro degli Esteri, Netumbo Nandi-Ndaitwah, col quale ha discusso un’ampia gamma di questioni relative alle relazioni bilaterali e della necessità di rafforzare la cooperazione commerciale, in particolare nella produzione di minerali e nell’agricoltura.

Lavrov si è quindi spostato in Mozambico dove ha incontrato il presidente Filipe Nyusi e il

Filipe Nyusi

In Etiopia Lavrov ha avuto dei colloqui con il premier Hailemariam Desalegn e il presidente Mulatu Teshome Wirtu. Ha anche incontrato l’omologo Workneh Gebeyehu con il quale ha esaminato l’attuazione degli accordi di cooperazione nei settori dell’istruzione, della scienza e dell’agricoltura siglati nel 2014, in occasione della quinta Commissione congiunta Etiopia-Russia.

In Zimbawe si è solidificato il rapporto che quattro anni fa hanno portato alla firma di diversi accordi, fra cui quello relativo al progetto della miniera di platino di Darwendale, realizzato grazie alla joint venture Great Dyke Investment, nata dall’accordo tra la Zimbabwe Mining Development Corporation e un consorzio russo composto da tre soci, tra cui la Vnesheconombank. Quest’ultima, con oltre 53 milioni di dollari, ha finanziato la costruzione della miniera che, una volta a regime, potrà creare fino a 5mila posti di lavoro.


Mosca porta il nucleare nell’Africa nera

Altro colpo a segno della diplomazia russa è stato l’accordo tra il colosso dell’energia nucleare russo Rosatom e il governo dello Zambia per la costruzione di una centrale nucleare. L’intesa era stata annunciata nel 2018 daIl’ambasciatore zambiano in Russia, Shadreck Luwita, ma già nel 2017 Mosca e Lusaka avevano siglato un accordo intergovernativo di cooperazione per la nascita di un centro di scienza e tecnologia nucleari. Il ministro degli esteri del paese africano, Joseph Malanji, ha dichiarato: “Lo Zambia è più che pronto per questo progetto, che avrà un valore di non meno di 16 miliardi di dollari”.


Perché la Russia va in Africa?

La Russia, teoricamente, non avrebbe bisogno delle materie prime africane. Le possiede sul suo territorio. Ma, in previsione del futuro e massiccio consumo di materie prime su scala mondiale e del loro più che certo aumento di prezzo, è chiaro che Mosca non voglia intaccare le sue riserve. Prenderle dall’Africa è più saggio. Inoltre, su di un piano di competizione mondiale con Cina e Stati Uniti fare in modo che i competitors non le ottengano è comunque un obiettivo strategico.


La Russia non può competere per quel che riguarda la produzione e commercializzazione di beni di consumo. Washington e Pechino in questo sono nettamente superiori. Giocoforza la sua penetrazione economica in Africa si è dovuta diversificare, puntando sulla produzione e distribuzione di energia e sull’industria militare che, nell’Africa sub sahariana, non è mai in crisi. Nel quinquiennio 2011-15, infatti, le importazioni da parte degli stati africani sono aumentate del 19%. Nel 2017 la Russia ha esportato circa 15 miliardi di dollari di armi in tutto il mondo. L’Africa ha rappresentato il 13% delle vendite di armi russe negli ultimi cinque anni.

Oltre alle armi Mosca vende il know how e le professionalità. Migliaia di contractors russi sono presenti in Africa, esportando quelle che, eufemisticamente, vengono definite le “best praticies” della madrepatria.






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