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UCRAINA: L’OCCIDENTE RADICAL CHIC E POLITICAMENTE CORRETTO RISPOLVERA HITLER E LOMBROSO

Augurando la morte a Putin, condanniamo noi stessi. L’odio non è un cane che si richiama con un fischio. Alla fine ci infetterà tutti
Vladimir Putin

“Dopo l’Ucraina, il mondo”. Questo quanto dicono giornalisti ed analisti “con l’elmetto”. Certo c’è del vero. Come già ho ribadito in altri articoli le direttrici dell’espansione russa sono inalterate dai tempi di Ivan il terribile. Accesso al Baltico e al Mediterraneo, sicurezza nel Caucaso, espansione verso il sub continente indiano. C’è anche una problematica più ideologica che economica che è all’idea della Russia in quanto “destino”. Vladimir Putin non ha mai fatto mistero di aderire sia agli scenari politici che culturali dell’impero zarista, miste al misticismo di Solgenitsin.

Ma qui scatta il problema: se lo può permettere?


IL SONNO DELLA RAGIONE PRODUCE ANALISTI COMPETENTI

L’analisi dei portatori di elmetto in pantofole nostrani è, su questo, contrastante. Da un lato ogni momento è buono per dire che le truppe di terra russe sono in difficoltà, frenate dalla resistenza degli ucraini. Dall’altro si agita lo spauracchio della potente macchina bellica di Mosca che, dopo aver fagocitato Kiev, attaccherebbe più o meno tutti, ovunque. Mosca ha davvero la possibilità, non dico di sostenere una terza guerra mondiale, ma di avventurarsi in un conflitto permanente su tutti i suoi confini? Il tanto vituperato Alessandro Orsini più volte ha ribadito un concetto: per far si che una guerra su vasta scala sia sostenibile occorrono tre fattori: popolazione in crescita, economia in crescita, esercito ben addestrato ed organizzato. La Russia è in crisi demografica ed economica. Cosa che non le dà la possibilità di alimentare l’esercito.

La posizione di Orsini appare più che razionale e ragionevole.


COSA PUÒ FARE LA RUSSIA?

Per quel che concerne la forza militare la Russia può essere in vantaggio per quel che riguarda le truppe di terra. Le le linee di approvvigionamento corrono verso l’interno del paese, Mosca dispone di grandi centri industriali decisamente lontani da un ipotetico fronte ed una solida rete di infrastrutture di collegamento, fattori questi che resero possibile la vittoria contro i tedeschi nella seconda guerra mondiale. Ma per tecnologia i russi sono inferiori alla NATO. E non avrebbero né il controllo dei cieli, né quello dei mari. Le truppe di terra russe si troverebbero a combattere su di un terreno ostile, in mezzo a popolazioni estremamente motivate a resistere, come e forse anche più degli ucraini. Andare oltre l’Ucraina, anche senza una terza guerra mondiale, sarebbe, per Mosca, una catastrofe.

Cosa può ragionevolmente fare la Russia? Cercare un aggiustamento tattico dei propri confini in Ucraina, tirare il fiato ed aspettare tempi migliori. Attenzione, non sto dicendo che la Russia abbandoni l’idea dell’Impero. Sto solo dicendo che, al momento, sul medio periodo, non ha le possibilità di perseguirla.


PUTIN PAZZO E MALATO?

Cesare Lombroso

Ma la politica, obietteranno i più, non è solo razionalità. E Putin, come dicono i nostri e le nostre “competenti” portatori e portatrici di elmetto con marchio NATO, è decisamente un pazzo. In questi giorni l’informazione mainstream ci ha propinato almeno una decina di malattie possibili per Putin, dall’Alzheimer alla demenza senile. Stranamente non è stata nominata la sifilide. Si è analizzato il suo linguaggio del corpo alla ricerca di tare ereditarie. Si è rispolverato il caro vecchio Lombroso per far vedere come i suoi occhi vivaci, piccoli e vicini, siano senz’altro indizio di una predisposizione criminale. Si è detto che è come Hitler.

Ora Vladimir Putin non è un santo. E non sto qui a difenderlo. Ma se noi analizziamo lo svolgersi della crisi ucraina, non ci troveremo nulla di patologicamente irrazionale. Può non piacerci, certo, e non piace nemmeno a me. Anche io condanno l’invasione dell’Ucraina e sono pienamente solidale con le sofferenze di quel popolo. Ma non ci sono segni di pazzia in Putin.


PUTIN NON E’ HITLER

Putin non è Hitler. La peculiarità del nazionalsocialismo, con buona pace di chi scrive i discorsi di Zelensky, era la sua base razziale, giustificata dalla medicina ufficiale del Reich, e pretendeva uno “spazio vitale” per il popolo tedesco in cui si dovevano impostare rapporti di tipo feudale con quel che sarebbe rimasto delle popolazioni locali. A Putin manca quell’apparato ideologico. Non esiste la superiorità di una “razza slava”, né ci sono discipline scientifiche piegate al sistema ideologico. Né si parla di uno “spazio vitale”. La Russia ragiona in termini di “distanza” della NATO dai propri confini, non cerca terre per i propri coloni.


L’ODIO E’ UNA COSA BUONA

Odiare Putin è semplice. Del resto la nostra società, basata sul politicamente corretto, è piena zeppa di odiatori seriali. Basta aprire un attimo Facebook. Lo stesso Zuckerberg, che tanto premeva sulla tutela dei suoi utenti, è diventato uno di loro. E’ lecito, sui suoi social networks, “esprimere sentimenti” augurando la morte a Putin e ai russi. Apprendiamo, dopo decenni in cui ci è stato insegnato l’esatto contrario, che l’odio non è sempre negativo, ma può trasformarsi anche in in qualcosa di socialmente utile.

E qui veniamo alla profonda contraddizione dell’Occidente progressista. L’odio è lecito quando le maggioranze lo approvano. E mi viene un dubbio. Se domani due omosessuali si dovessero baciare su di una panchina a Milano e la maggioranza gridasse allo scandalo, sarebbe lecito augurare loro, collettivamente, la morte? E voi mi insegnate che quando si augura con forza la morte di qualcuno, prima o poi qualcuno uccide davvero. Voi mi direte: sono due casi diversi. Lo sono solo in apparenza. La struttura profonda è la medesima: la maggioranza, come ci insegna ciò che è accaduto da noi durante la crisi ucraina, può legittimamente odiare, comprimere i diritti delle minoranze, condannare all'ininfluenza o al silenzio. La maggioranza non rende conto a nessuno. La maggioranza ha sempre ragione e schiaccia la dissidenza, adoperando la forza dello stato e dell’informazione compiacente. Nel secondo caso ti lasciano anche parlare, accerchiandoti di personaggi ben vestiti e madamine appena uscite dal parrucchiere dotate di sorriso accattivante, che hanno il solo scopo di marcarti ad uomo. Più o meno come quando Andoni Goikoetxea, meglio conosciuto come “il macellaio di Bilbao” spezzò la caviglia di Diego Armando Maradona.

E’ quanto accade con Alessandro Orsini.

Alessandro Orsini e Nathalie Tocci

Abbiamo visto anche, ed è il caso di Putin, che passare da “simpatico” o comunque da persona con cui si possono fare buoni affari a nemico pubblico numero uno è molto, ma molto, semplice e veloce.


RESTIAMO UMANI

Dopo anni di battaglie sociali per i diritti individuali e collettivi, umani e sociali, la crisi ucraina ci ha ricacciato ad almeno cinquanta anni fa. Non a Mosca, ma a Roma, Milano, Torino, Napoli. Nella nostra bella e “liberale” Italia. E questo, sul medio e lungo periodo, porterà enormi conseguenze, abbrutendo ancora di più il nostro tessuto sociale. L’odio, infatti, non è un cane ubbidiente che si richiama con un fischio. Una volta liberato e sdoganato da quegli stessi attori che lo dovrebbero tenere a freno, vivrà di vita propria, infettandoci tutti. Prepariamoci ad una nuova e terribile pandemia.


Mario Michele Pascale


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