Un vertice italo anglo giapponese per avviare un consorzio per la costruzione di caccia e droni di nuova generazione. Ma ne abbiamo davvero bisogno?
Che ci facevano il 31 ottobre a Roma il ministro della difesa Guido Crosetto, Grant Shapps, segretario di Stato per la difesa del Regno Unito e Yoshiaki Wada, politico giapponese estremamente influente e molto vicino al colosso Mitsubishi? Escludendo una cena a base di coratella o una solenne cacio e pepe non resta che il Global Combat Air Programm, il programma congiunto per la realizzazione di un caccia di sesta generazione ma anche uno sforzo per raggiungere un livello di eccellenza nei droni, che oggi non c'è. L'Iran, nel settore, ad esempio, è molto più avanti degli Stati Uniti. Il valore aggiunto, nei droni, sarebbe la cosiddetta “intelligenza di sciame”. Questa si basa su esempi tratti dal mondo naturale come modelli per l'apprendimento decentralizzato e per il processo decisionale autonomo. Uccelli, api, pesci, formiche e altre forme di vita organizzate prendono decisioni sorprendentemente complesse non come singoli, ma come gruppi. I droni volerebbero in sciami, prendendo decisioni autonome di fronte a scenari imprevisti, come ad esempio un massiccio fuoco di sbarramento contraereo, ottimizzando la loro missione distruttiva. Non siamo di fronte ad un singolo nuovo aereo, bensì davanti ad una svolta epocale nell'ambito militare.
La riunione di Roma è stata fondamentale perché è stato annunciato che entro la fine del 2023 a Tokyo verrà firmato il trattato per l’avvio dell’iter parlamentare di approvazione di questo programma. Si conferma, sotto il profilo della politica estera, la vicinanza dell’Italia al campo dell’anglosfera. Con Leonardo prenderebbero parte al consorzio: Avio Aero (Italia), BAE Systems (UK), Rolls-Royce (UK), Mitsubishi (Giappone) e MBDA (Francia, Regno Unito, Italia).
Ma l'avvio del consorzio non sarà una faccenda indolore, né semplice. Il Future Combat Air System è un serio concorrente al progetto del Global Combat Air Programm. Si tratta di un programma franco-ispano-tedesco in cui la parte del leone è fata da Airbus Defence and Space (Germania) e Dessault Aviation (Francia). E' una riproposizione dell'antinomia tra sistemi industriali della difesa euro-atlantici ed euro-continentali. Una rivalità già evidente nel recente passato con la disputa tra Airbus e Leonardo, vinta da quest’ultima, per la fornitura di elicotteri multiruolo alla Royal Air Force britannica.
Comunque vada la faccenda essa, anche se farà bene alle casse di Leonardo, è in perdita per il nostro paese. Abbiamo davvero bisogno di un caccia di sesta generazione? Abbiamo davvero la necessità di foraggiare una corsa agli armamenti costosa e pericolosa in termini di sicurezza internazionale? E lo sviluppo di una intelligenza di sciame artificiale quali imprevedibili conseguenze potrebbe avere? Quanti ospedali costruiremmo con il denaro che andremo a spendere in questo programma militare? Quante scuole?
Forse sarebbe meglio addestrarsi alla pace anziché alla guerra.
Mario Michele Pascale
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