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VIRGINIA VA ALLA GUERRA di Mario Michele Pascale

Aggiornamento: 20 giu 2021

La Raggi fa un mini rimpasto nominando in giunta, al posto di Bergamo e Cafarotti, persone maggiormente allineate. Nel frattempo il cerchio intorno a lei si stringe: la attendono al varco il PD, la destra e anche il fuoco amico di Roberta Lombardi


Virginia Raggi blinda il gruppo dei fedelissimi e caccia via i tiepidi, preparandosi alla campagna elettorale. Sono state ritirate le deleghe di Luca Bergamo, vicesindaco con delega alla cultura e Carlo Cafarotti, assessore alle attività produttive. Si salva, almeno per il momento, Veronica Mammì, assessore alla Persona, alla Scuola e Comunità solidale, anche lei nel mirino. A metterla in sicurezza il fatto che è la moglie (ebbene si, anche i grillini hanno famiglia) di Enrico Stefàno, consigliere comunale. Anche se il consigliere fu uno dei più critici nei confronti della fuga in avanti della Raggi, aprire un fronte con lui avrebbe voluto dire spaccare la pattuglia pentastellata in Campidoglio, con conseguenze potenzialmente letali.


BERGAMO E CAFAROTTI: CHI SONO?

Luca Bergamo è stato un enfant prodige del PD, tant’è che in giovane età Giovanna Melandri, allora ministro del governo Prodi, lo nominò direttore generale dell'Agenzia Nazionale per i giovani. Bergamo venne poi folgorato, in contemporanea con le primarie che nominarono Roberto Giachetti come candidato sindaco, dalla luce grillina e passò nel movimento. Sostenne la candidatura della Raggi e divenne assessore.

Complice un “niet” dell’apparato di partito romano ad una sua candidatura alle primarie.

Virginia Raggi e Luca Bergamo

Luca Bergamo non ha mai però reciso i legami con l’intellighenzia della sinistra della capitale che si sono costruiti da quando entrò, come consulente, nella amministrazione Rutelli, poi attraverso “Enzimi”, di cui fu ideatore, e “Zoneattive”, società fondata dall'Azienda Speciale Palaexpo per promuovere innovazione culturale, di cui fu direttore generale.

Luca Bergamo è stato reputato, dagli operatori culturali romani di sinistra, “uno di noi”, anche se aveva cambiato campo politico. Ci spieghiamo, anche, una eccessiva benevolenza da parte del gruppo consiliare del Partito Democratico e del partito romano nei confronti degli scarsissimi risultati del suo assessorato. Ogni qual volta si tira in ballo la questione Bergamo gli esponenti del PD svicolano. La risposta è: “non vogliamo personalizzare”.

Qualcun altro sarebbe stato tacciato di tradimento e messo abbondantemente sulla graticola. Lui no.


Partendo da questi presupposti era naturale ed ovvio che Luca Bergamo diventasse uno dei pontieri della convergenza tra PD e Movimento Cinque Stelle. Ed oggi paga il suo scarso ardore nei confronti della ricandidatura di Virginia Raggi, ostacolo principale sia a livello locale che nazionale ad un’intesa organica, in modalità compromesso storico, tra democrats e pentastellati.

Un po’ troppo per Virginia Raggi che ha applicato il motto di Caio Giulio Cesare: “amo il tradimento, ma odio il traditore”.


Carlo Cafarotti paga, secondo fonti del Campidoglio, anzitutto un esacerbarsi e deteriorarsi dei rapporti personali con la sindaca. Tant’è che commentò, a suo tempo, la ricandidatura con toni decisamente freddi e, pare, solo dopo ripetute insistenze da parte dello staff della comunicazione della prima cittadina.

Un peccato anche perché, tra tutta la truppa di assessori dell’amministrazione Raggi, Cafarotti aveva ricevuto anche il plauso delle associazioni di categoria. Di lui si diceva che era una persona equilibrata e protesa all’ascolto. Doti abbastanza rare nel movimento.


VIRGINIA LA PAVIDA ...

Virginia Raggi non voleva ritirare le deleghe. Voleva che i due assessori si dimettessero da soli. Ha riunito la giunta dicendo che non c’era più spazio per Bergamo e Cafarotti. A sorpresa i due hanno incassato il colpo, ma non si sono dimessi. Ambedue volevano che la sindaca si assumesse la responsabilità politica ed amministrativa delle sue scelte.

La Raggi ha atteso fino a sera e poi non le è rimasta altra alternativa che firmare il ritiro delle deleghe, cui è seguita una nota in cui si ringraziavano “Luca per il suo impegno al servizio della città, grazie a cui sono state realizzate delle vere rivoluzioni nel modo di fare cultura” e Cafarotto “per il suo contributo all’azione amministrativa”.


... VIRGINIA VA ALLA GUERRA

Pietro Calabrese sarà il nuovo vicesindaco. La delega alla cultura andrà a Lorenza Fruci. Andrea Coia, grillino della prima ora, sarà il nuovo assessore alle attività produttive.

Non ci sono note le loro qualità amministrative.

Cambia anche il direttore generale del Campidoglio, sarà Gabriella Acerbi.

Roberta Lombardi e Virginia Raggi

Nominati i nuovi generali, Virginia va alla guerra. E sarà guerra per davvero. Non solo il PD si oppone alla sua candidatura, ma anche vaste aree del movimento cinque stelle.

Roberta Lombardi, volto storico del movimento cinque stelle e capogruppo al Consiglio regionale del Lazio, intervistata da Federico Capurso de “La stampa”, ha dichiarato: “Raggi potrebbe presentarsi alle primarie di questa nuova rete progressista”. La Lombardi si riferiva alle “forze progressiste e le nuove energie che Conte è riuscito ad attivare”, quindi ad un centro sinistra più movimento cinque stelle, più tutti quelli che ci stanno.

Un fronte estremamente ampio in cui, sempre secondo la Lombardi, “né il M5S né il PD possono avere diritto di primogenitura sui candidati”.


E’ chiaro che per l’attuale sindaco di Roma passare per le forche caudine delle primarie, variamente declinate, sarebbe umiliante. E di certo, anche volendo sopportare l’umiliazione politica ed umana, la Raggi sa bene che ne uscirebbe con le ossa rotte.

A Virginia non resta altra alternativa che combattere su tre fronti. Perché oltre a parte dei grillini e al PD la attende, al varco, anche la destra. Una destra che, mentre gli altri litigano si va sempre di più rafforzando e riorganizzando, sotto lo sguardo vigile ed attento di Giorgia Meloni.

Ma questa è un’altra storia, che racconteremo in un altro articolo ...


Mario Michele Pascale


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