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GUALTIERI SINDACO? UNA DELUSIONE ... di Mario Michele Pascale

Dall'inceneritore al decoro urbano passando per la questione morale: la cronaca di un disastro. All'orizzonte i lavori per il Giubileo

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri - Foto: Mario Michele Pascale

Le aspettative su Roberto Gualtieri erano enormi. Dopo Virginia Raggi, o il suo fantasma, era difficile fare di peggio. L'attuale sindaco di Roma ci sta, invece, riuscendo.

L'elezione della Raggi era stato uno schiaffo in faccia alla classe dirigente della sinistra romana: dopo aver eletto e immolato Ignazio Marino in linea con il motto “la rivoluzione divora i suoi figli”, dopo piccoli e grandi imbarazzi, dopo la grande paura di Mafia Capitale, che ha agitato la vita politica romana anche se finita “a tarallucci e vino” rispetto alle premesse iniziali, dopo un ricambio generazionale dove i giovani erano molto peggio dei vecchi per quel che concerne la gestione del potere e la ristrettezza di visione politica ed amministrativa, molti elettori del PD decisero di “dare una lezione” ai democrats. I più famosi furono Carlo Verdone e Sabrina Ferilli, ma anche la sempreverde (o sempre rossa) Fiorella Mannoia e il romano per eccellenza, Antonello Venditti.

Defezioni che, all'epoca, fecero scalpore.

La Ferilli dichiarò: “disobbedisco al PD”. Ed ancora “mi son detta: ma non sarà il caso di provare a votare questa ragazzetta esile, dalla faccia pulita, che fa per nome Virginia Raggi?”.

Dopo l'esaltazione, il vuoto. Con retromarce più o meno dignitose dei big e un senso di malessere e pentimento diffuso nell'elettorato che, sia pur rosso, votò per Virginia.

Per risalire la china il PD si affidò a Roberto Gualtieri, già pezzo da novanta in Europa e al governo, buon suonatore di chitarra, ospite quasi fisso di Sky Tg 24, amante della bossa nova, facciottina simpatica e vagamente clericale.


NO ALL'INCENERITORE! ... OPPURE SI? NEL FRATTEMPO LA DIFFERENZIATA ARRANCA

Gualtieri impostò la sua campagna elettorale per rincorrere proprio il popolo di Ignazio Marino. Presentando la sua candidatura al mattatoio di Testaccio, disse testualmente che “Roma non aveva bisogno di nuovi termovalorizzatori”.

Oggi lui è un alfiere della lotta ai rifiuti attraverso la combustione, mentre tutta Europa abbandona gli inceneritori. Anche il mitico impianto di Copenaghen, su cui, a quanto pare, si può persino sciare, ha i giorni contati. Roma decide, in assoluta controtendenza e dopo un dietro front mai spiegato nei dettagli, di puntare sulla combustione, mandando in malora gli investimenti e il lavoro fatto sulla differenziata. In questo strano voltafaccia, tranne pochi voci coraggiose, il PD ha fatto inaspettatamente quadrato doppio: prima assolutamente no alla combustione, poi assolutamente si. Trovando come alleati inaspettati le opposizioni di destra ed Azione.

Un giorno la storia chiarirà tutto questo.


Immondizia a Roma
Immondizia a Roma

Nell'attesa va notato come la differenziata sia stata abbandonata a se stessa, i cumuli di immondizia aumentano ed avanzano, e c'è un'enorme differenza tra i quartieri “in” come Parioli e Bologna e le periferie multietniche e disgraziate, come Tor Pignattara. Gualtieri esce sconfitto anche sul tema del decoro urbano. Questo nonostante i ripetuti proclami e le reiterate promesse di fare della città eterna un posto non diciamo pulito, ma almeno a misura d'uomo. Ma se il danno per l'igiene pubblica e per gli esseri umani è grande esultano cinghiali, gabbiani e pantegane. Ed è, dal punto di vista della democrazia, una buona cosa: del resto la città è anche loro...


LA QUESTIONE MORALE E IL DEEP STATE

La questione morale, su cui Ignazio Marino aveva tanto insistito e su cui la Raggi è rimasta colpevolmente immobile, investe anche Gualtieri che è costretto a sottostare all'arroganza di tanti padroncini che chiedono denaro pubblico per le loro attività, alzano la voce, occupano gli uffici del comune e alla fine ricevono le attenzioni richieste. Fatti di cronaca accaduti da poco che hanno creato sconcerto non solo nei romani, ma anche dentro il PD. Morale: ci sono figli e figliastri e, evidentemente, c'è qualcuno che ha molto più potere del sindaco di Roma. Basta che gli urli un po' in faccia e il primo cittadino si accuccia sotto il tavolo con la coda tra le gambe e si affretta ad aprire i cordoni della borsa.

Sia chiaro, qui non si contesta la legalità della concessione dei fondi ai ragazzi del piccolo cinema America, ma la moralità di quanto accaduto e il carattere, visibilmente debole, del primo cittadino.


Gualtieri doveva ragionevolmente mettere ordine nella macchina comunale. Cosa improba. Molti hanno tentato ed hanno perso. Tant'è che la Raggi, anche se eletta sulla base di una forte spinta giustizialista e moralizzatrice, ha preferito la non belligeranza contro il deep state capitolino. Il nuovo sindaco ha variato alcuni dirigenti. E' sua facoltà. Ma poco è cambiato.

Roberto Gualtieri ha agito in linea di continuità con il precedente sindaco. Il deep state romano, del resto, è potente ed è meglio non inimicarselo.

Roma è la città delle lobby. Ogni giorno un esercito di piccoli e grandi faccendieri si sveglia ben sapendo che dovrà correre più in fretta dei suoi colleghi per portare a casa un vantaggio. Virginia Raggi non ha mai avuto il coraggio di affrontare seriamente la questione. Svicolava, nascondendosi, tra un proclama e l'altro.

Gualtieri cerca, tristemente, di galleggiare non scontentando nessuno.

Una missione davvero impossibile. Il caso dei tassisti è emblematico: a Roma, città in cui non funziona la metropolitana (e non faremo, per decenza, l’elenco degli autobus e dei tram), il sindaco ha copiato, con un certo ritardo, l'idea della “doppia guida” dal suo collega milanese Beppe Sala. In pratica parenti, amici, cani e gatti dei tassisti avrebbero potuto guidare il mezzo aumentando le corse. Lo ha fatto quasi un mese dopo, cioè quando il sindaco di Milano si è trovato di fronte ad un flop di proporzioni galattiche. E infatti la cosa non funziona nemmeno a Roma.

Eppure Gualtieri ha in mano circa 150 licenze di tassisti deceduti o sospesi, che sarebbero ragionevolmente da redistribuire. Perché non lo fa? Chi trarrebbe nocumento da una nuova immissione di tassisti in città? Di certo non i turisti, né i cittadini romani...


IL GIUBILEO. OVVERO COME IL GOVERNO NON SI FIDI DI UN COMMISSARIO DI GOVERNO

All'orizzonte i lavori per il Giubileo. 187 interventi piccoli e grandi.“Se si sommano i soldi del Pnrr di Caput mundi e altre risorse giubilari con fonti di finanziamento non dirette, si arriva a quasi 4 miliardi”, ha dichiarato Gualtieri. Quali le maggiori opere? La riqualificazione di piazza dei cinquecento, la pedonalizzazione dell'area tra Castel Sant'Angelo e via della Conciliazione, ben 70 milioni di euro per la riqualificazione delle vele di Calatrava (rese famose dalla serie Tv Suburra) che finalmente, dopo anni e anni di degrado e disinteresse, potrebbero approdare ad un utilizzo sportivo, come previsto dal progetto originario. Lavori importanti che vengono calendarizzati ora per terminare nel 2025. Ce la faranno i nostri eroi in così poco tempo? A giudicare da come si mettono le mani avanti non ci credono nemmeno loro. Mentre Gualtieri gongolava presentando alla stampa i nuovi fondi giubilari e l'elenco delle opere, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mantovano, presente anch'egli in conferenza stampa, ha gettato acqua sul fuoco dell'entusiasmo chiosando: “ad ogni Giubileo non si riesce mai a completare l’intero numero di opere che si è prefissati”. Il sottosegretario ha poi aggiunto che l'obiettivo è “ridurre al minimo questo residuo”. Roberto Gualtieri è commissario di governo per il Giubileo. Ma il governo si fida delle sue capacità? Non molto, tant'è che ad appaltare la stragrande maggioranza dei fondi non sarà il Campidoglio, ma la “Giubileo 2025”, una società per azioni del Mef, capitanata da Marco Sangiorgio, ex direttore generale di Cassa depositi e prestiti.


Riassumendo: Gualtieri non ha le capacità per fare il sindaco di Roma. Lo sta dimostrando. Si salva (ancora) solo perché l'esempio della Raggi era a dir poco disastroso. Ma i nodi, prima poi, vengono al pettine. E' solo questione di tempo. Ad oggi, secondo il sondaggio “Governance Poll 2023” del Sole 24 ore l'attuale primo cittadino della capitale ha visto calare del 10% il suo consenso rispetto al giorno della sua elezione.

Francesco Rocca, Roberto Gualtieri
Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca

PECORE E CAPORALI

Gualtieri fa il suo. E' stato eletto dai romani e lì cerca ostinatamente di restare. Questo non è nulla di eccezionale. Di molto, molto eccezionale, hanno l'immobilità delle opposizioni e la mancanza di voci dissonanti nella maggioranza di governo. Ad oggi l'unica opposizione (su tutto ma non sul termovalorizzatore, su cui c'è corrispondenza di amorosi sensi con il sindaco) la sta facendo Azione. La destra sonnecchia, a tratti si risveglia sbadigliando con fragore, ma anch'essa è addormentata sulla corrispondenza di amorosi sensi tra il presidente della regione Lazio, Rocca, e il sindaco di Roma, Gualtieri, che nasce, tanto per cambiare, anch'essa sul termovalorizzatore.

Bruciare immondizia sta bene a tutti e due.

Quanto alla maggioranza è giusto che sorregga il suo sindaco. Ma mi chiedo, vi chiedo e chiedo ai consiglieri del PD e dintorni: qual è la differenza tra allineamento politico ed appecoronamento politico? Su questo urgerebbe una riflessione forte.

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