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IL MONDO LGBT E' PROPRIETA' DEGLI STATI UNITI?

Al Gay Pride di Budapest la guest star, con tanto di comizio sul palco, è l'ambasciatore americano David Pressman
L'ambasciatore statunitense David Pressman al Gay Pride di Budapest
L'ambasciatore statunitense David Pressman al Gay Pride di Budapest

La società civile ungherese reagisce alla deriva scarsamente ricettiva del governo verso i diritti LGBT. Il Gay Pride di Budapest ha visto al partecipazione di più di trentamila persone, ottomila in più dell'anno scorso, che hanno sfilato pacificamente, senza incidenti nonostante la contromanifestazione organizzata dal partito di destra “Patria nostra”, per le vie della capitale magiara.

Non solo esponenti ed attivisti LGBT, ma anche cittadini e cittadine comuni. E' un successo del quale gli organizzatori possono andare orgogliosi. Folta la delegazione di politici ed attivisti giunta da tutta Europa, che ha portato la propria solidarietà senza “mettere il cappello” sull'iniziativa.

Da registrare, purtroppo, il fatto che a fronte di tanto buon senso e rispetto dimostrato dagli europei, gli statunitensi hanno inviato direttamente sul palco del Pride, come a mettere sotto tutela sia gli organizzatori che il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, il loro ambasciatore, David Pressman. Pressman è stato un militante per i diritti. Ma perché lui sul palco ed altrettanti nobili e combattivi esponenti europei di quel movimento no? Perché gli altri ambasciatori occidentali si sono limitati ad un documento scritto, rivolto per le vie formali al governo ungherese, come vuole il protocollo diplomatico, e Pressman ha dato bella mostra di sé direttamente sul palco?

Semplice, lui è americano.

Ma è possibile che un ambasciatore di un paese straniero entri così pesantemente nella vita politica di un paese terzo?

Orban non è una persona granchè simpatica. D'accordo. Non è simpatico nemmeno a me. Ma è comunque l'espressione democratica dell'Ungheria. Un paese sovrano che, da solo, dovrebbe darsi le proprie leggi. Quindi bene l'intervento del sindaco Karacsony, che rappresenta, anche lui democraticamente, la comunità di Budapest e che ha svolto, in maniera legittima, un intervento molto duro contro Orban. Molto male l'intervento di Pressman, che rappresenta, a Budapest, comunque gli interessi di un paese straniero che, almeno a giudicare dalla contraddizioni interne agli USA proprio in materia di diritti umani, non avrebbe titolo alcuno a fare la morale ad altri.


L'augurio è quello che l'Ungheria, scevra da condizionamenti esteri, possa autonomamente allargare la propria visione in termini di diritti della comunità LGBT, così come chiesto dagli organizzatori del Pride.


Mario Michele Pascale



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