Ovvero di come i liberali italiani sparlino di democrazia, ma guardino sempre all'uomo solo al comando
Claudio Cerasa. direttore de "Il Foglio", ha scritto (parliamo del 13 settembre 2021 ovviamente sulla testata da lui diretta): "Sette anni di Draghi, più sei anni di riforme strutturali, più sei anni di finanziamenti mostruosi per l'Italia e chissenefrega di quello che succederà dopo, di chi andrà a Palazzo Chigi, di cosa faranno i partiti [...] Si dirà: se Draghi va al quirinale chi tiene in riga il governo? Facile: un presidente del Consiglio teleguidato da Draghi".
Ironico che questa tesi esca a ridosso dalla giornata mondiale della democrazia, che cade ogni 15 settembre. E' strano come i liberali italiani, che brandiscono le "libertà", sottovalutino proprio la democrazia, senza la quale le "libertà" non possono esistere. E' strano come l'antifascismo liberale resti magicamente attratto e invischiato nell'ideologia degli uomini soli al comando e subisca la fascinazione degli uomini forti o presunti tali (Cerasa spesso e volentieri è in giro con Matteo Renzi per presentare i suoi libri). Strano come i liberali declassino la democrazia. Del resto l'ipotesi paventata è quella di consegnare il paese nelle mani di chi non solo non è mai stato eletto da nessuno, ma che nemmeno ha mai cercato un voto in vita sua. La democrazia, per quanto brutta sporca e cattiva, ha le sue regole: se vuoi governare devi essere eletto dal corpo elettorale, devi sottostare alle legge dei numeri e del consenso. Non basta essere l'espressione di una lobby che si è imposta non alle elezioni, ma per le manovre di corridoio che noi tutti conosciamo, per fare di te un capo supremo.
Strano come i liberali italiani, pronti sempre a vedere la pagliuzza nell'occhio altrui, siano scarsamente sensibili a vedere la trave nel proprio occhio. Gridano alla dittatura in Russia e Cina (e fanno anche bene), ma propongono un dittatore per l'Italia. Strano davvero ...
Mario Michele Pascale
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