Elena Ethel vuole l'alleanza con CGIL e 5 Stelle. Che raccolgono il messaggio. Ma ha bisogno, per arrivare al 51%, anche di una sinistra che sia in grado di parlare al precariato, alle periferie delle città e del pensiero. Due sinistre, una che si sta organizzando. L'altra che si sta lentamente suicidando
Un successo, con una macchiolina di sugo di pomodoro sulla giacca accuratamente scelta dall'armocromista. Si può riassumere così la direzione nazionale del PD svoltasi oggi, 5 ottobre, al Nazareno. La Schlein con una mossa sola rilancia la mobilitazione del partito, tiene insieme le forze centripete, rioccupa centralità sullo scacchiere politico.
ELENA ETHEL FA LA SEGRETARIA SUL SERIO. INCREDIBILE MA VERO
La prima stoccata è per Giorgia Meloni. Dice la segretaria dem: “il primo anno di governo Meloni si chiude con un autunno di mobilitazione e di proteste. Ora si sono accorti che la coperta è corta, ma il governo se l'è accorciata da solo, facendo 14 condoni e non incrementando la lotta all'evasione, non aiutando lavoratori e pensionati che pagano anche per i furbetti che non lo fanno”. E ancora: “Sabato” ha aggiunto “in molti parteciperemo alla manifestazione indetta dalla Cgil 'La via maestra'. I numeri del Nadef ci restituiscono un quadro tutt'altro che roseo. Con la destra l'Italia frena, noi vogliamo che ricominci a crescere. La Nadef è tirata ed è inadeguata ad affrontare una situazione difficile”. Citare la CGIL e “la via maestra” in quella sede, in quel contesto, assume un connotato politico serio. Un rapporto con una delle tre gambe dell'alternativa alle destre (la prima è il PD, la terza sono i cinque stelle) c'è.
La cosa è oramai al di là del corteggiamento avvenuto durante la manifestazione antifascista di Firenze.
Elena Ethel tiene buoni anche i cacicchi. Parlando del prossimo turno delle elezioni amministrative il PD dovrebbe andare ad “alleanze vincenti di tutte le forze politiche e civiche che vogliono l'alternativa alla destra. Continueremo in questo modo, sapendo che il Pd è il perno intorno a cui costruire l'alternativa, e mai nello spirito della conta interna perché la priorità è agevolare la costruzione di una alleanza vincente attorno a un programma comune per le Regioni e le città”. Scompaiono le parole “antifascista” e “sinistra”. Traduzione: cari governatori, cari sindaci, imbarcate chi volete, purché vinciate. Le amministrative non sono una questione ideologica, che non può e non deve dividerci. Il potere lo dividerete con chi volete voi. Tant'è che il ras degli amministratori locali, Bonaccini, chiosa: “bene la relazione di Elly Schlein”.
Nodo alleanze per la battaglia contro il governo Meloni e l'allestimento di un'offerta politica alternativa alle destre: “continueremo a non indugiare mai in polemiche e distinguo con le altre opposizioni. La nostra gente ci chiede di costruire convergenze, non di competere per lo zero virgola nei sondaggi della settimana. Vogliamo parlare al 50% di italiani che non vanno più a votare”. Ed ancora, le elezioni europee non saranno “un derby per contendersi a suon di polemiche e distinguo i voti con i potenziali alleati”. La segretaria PD porge un ramoscello d'ulivo a Conte e al il movimento cinque stelle (la famosa terza gamba di cui si parlava prima). Traduzione: crescete e moltiplicatevi. Noi non romperemo le scatole più di tanto. Dobbiamo arrivare, insieme, al 50% più uno.
Conte capisce e rilancia immediatamente: “noi abbiamo gia fatto la manifestazione contro il governo a giugno a Roma, ricorderete i 20 mila. Se il Pd l'11 novembre terrà questa manifestazione e saremo invitati, e sarà contro le politiche del governo, ovviamente noi ci saremo per dare il nostro sostegno e assicureremo la nostra presenza”.
Elena Ethel rassicura anche gli ex renziani e i renziani sommersi e dormienti nel partito. Tant'è che la segretaria incassa anche il via libera di Lorenzo Guerini: “bene la relazione di Elly Schlein alla direzione Pd, soprattutto sull'Europa e le sfide che dovrà affrontare e sulla riaffermazione del sostegno all'Ucraina, quanto mai importante in queste ore”.
E LA GUERRA IN UCRAINA?
Già l'Ucraina. Ma aggiungerei anche la situazione, tutt'altro che tranquilla in Israele, dove le tensioni dei mesi scorsi sulla riforma della giustizia covano ancora sotto la cenere. Questa è la macchiolina di sugo sulla giacca. Piccola, ma visibile da tutti. E le cose sono due: o Elena Ethel, dopo aver toccato con mano e scritto abbondantemente sulla pericolosità del neo nazismo a Kiev è rimasta folgorata sulla via della NATO, oppure sa benissimo che una posizione troppo di sinistra (quindi fine delle forniture militari) incrinerebbe i rapporti di partito fino ad un livello critico. La scelta, in soldoni, è se la segretaria sia solo una serva di Washington che, grazie ai buoni rapporti con gli States, aspira a governare l'Italia o sia una politica accorta e smaliziata capace di pensare, ma solo pensare e non dire “Roma val bene una messa”, garantedosi poi, a cose fatte, un margine di autonomia.
Anche perché lei stessa ci ha abituata al silenzio come strategia politica.
Il “non ci hanno sentito arrivare” è un po' il “ciaone” dei giorni nostri.
LE DUE SINISTRE
Veniamo a Stefano Fassina. Cosa c'entra, direte voi, giustamente. Vi assicuro che c'entra, e c'entra eccome. Tempo fa il nostro ha enunciato la “teoria delle due sinistre”. La riassumo. Ci sarebbe, nel suo pensiero, una sinistra radical chic, attenta ai diritti individuali, liberista ma con decoro, votata da un ceto medio che lavora principalmente nella pubblica amministrazione e da pensionati e che chiede che la cosa pubblica sia spostata un po' più a sinistra, ma senza strafare, senza eccessi, e una sinistra un po' più ruspante, attenta alla giustizia sociale, poco incline se non ostile al dialogo con il liberismo, che abbia la capacità di parlare ai precari, agli esclusi, alle periferie cittadine e ai margini di pensiero. Dato che il problema è arrivare ad avere una maggioranza in parlamento, ambedue queste sinistre devono coprire a pieno i propri spazi politici per poter essere, insieme, alternative alle destre.
Questa tesi può piacere o meno. Piacerà poco sia ai centristi e ai moderati, i famosi ex renziani e renziani dormienti del PD, che agli amministratori locali di professione che ai barricaderi dell'estrema sinistra perennemente alla ricerca di un messia che non arriva mai. L'altro ieri Vendola, poi De Magistris, oggi Santoro e la sua lista per la pace alle europee.
Ma la tesi di Stefano Fassina ha una sua logica. Stringente e necessaria. Chi lo critica non propone nulla se non la riproposizione di un identitarismo fallimentare o la corsa personalistica ad essere il primo che si allea con il PD in cambio di qualche scranno nelle camere.
Ora di Elena Ethel, al secolo Elly, possiamo parlare male fino a domattina. Capisco che a molti non possa piacere. Troppo vicina ad Israele, troppo vicina alle élite, troppo vicina agli Stati Uniti. Ha l'oratoria di un testo di Stigliz frullato con Veltroni e una maestra elementare del Polesine. Troppo semplice ideologicamente per fini palati intellettuali. Ma è evidente che sta portando il PD su posizioni molto più di sinistra rispetto a prima. Rispetto a Renzi, Zingaretti e Letta, Elena Ethel è una barricadera. E il suo dovere per riorganizzare l'area radical chic per renderla maggiormente competitiva lo sta facendo.
Giuseppe Conte tiene insieme il movimento cinque stelle, rispolverando i valori delle origini, riuscendo a tamponare personalismi e dissanguamenti. Anche lui sta facendo il suo.
E la sinistra ruspante? Ahinoi, Unione Popolare è in fase terminale. Segue il tragico destino di tutte le federazioni di sinistra che sono venute prima di lei. Dilaniate da veti incrociati e personalismi feroci e risibili. Feroci per la durezza della contrapposizione. Risibili se associati a percentuali dell'un per cento o giù di lì. Ma la sinistra ruspante perde anche i suoi intellettuali, fino ad oggi la parte migliore e più propositiva nel suo seno. Molto era stato ragionato e costruito sulle categorie dell'Italexit, del no euro, del No Vax e della pace. L'Italexit e il no euro, semplicemente, sono passati di moda. Nessuno ne parla più nemmeno come curiosità esotica. Il No Vax senza vaccino non esiste, tant'è che quello che era un promettente movimento di protesta per quel che riguarda la difesa dei diritti costituzionali, si perde, oggi, in rivoli metafisici. La guerra in Ucraina si va incancrenendo. L'attenzione mediatica si è abbassata, così come la guerra civile combattuta a suon di tastiere e programmi tv tra tifosi del presunto occidente e presunti russofili. Una guerra che ha avuto come vittima principale il buonsenso.
Oggi quel che resta della mobilitazione per la pace nella politica italiana è la lista di Santoro alle europee.
CONCLUDENDO
Elena Ethel fa il suo. Non è Marx, non è Berlinguer. Ma non dorme come i suoi predecessori. Garantisce, con un po' di accortezza e sopratutto di silenzio, quando occorre, la tenuta di un PD che non crollerà, ma manterrà stabilmente le sue posizioni.
Antonio Conte sta lì. Ogni tanto una stilettata al governo, ogni tanto una gomitata al PD. Ma sa benissimo che un futuro di governo (perché ai cinque stelle governare piace) è legato ad una solida alleanza con i democrats. Da soli oramai i pentastellati non vanno più da nessuna parte. Proprio per questo la contrapposizione tra PD e Cinque stelle è solo rituale. Una simulazione ad uso dei militanti più incalliti, applicabile solo in situazioni irrimediabili, vedi il comune di Roma.
La sinistra “ruspante” è persa nella sua guerra civile permanente. Priva di punti di riferimento valoriali capaci di tradursi in voti. Un pollaio in cui vige la regola della guerra di tutti i galli contro tutti. Peccato che non ci siano rimaste galline. Nessuno fa più le uova. Forse sarebbe il caso di cacciare i galli e passare ad allevare altri animali, più collaborativi e produttivi. Le mucche o le capre, ad esempio.
Ecco, far uscire tutti i gallinacei per far entrare, nella sinistra ruspante, quadrupedi seri.
Questa potrebbe essere un'alternativa politica.
Solo così le due sinistre potranno essere realmente competitive contro le destre.
Mario Michele Pascale
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